Forse siamo in un THE TRUMAN SHOW


Uno dei film più importanti del 1998 (assieme a Jackie Brown, che anticipava la decadenza senile di molti personaggi di adesso e a Il Grande Lebowski, imprescindibile sulla transizione violenta tra gli anni ottanta e i novanta) è, senza alcun dubbio, The Truman Show.
Si tratta della storia di un certo giovane signore sulla trentina, appartenente alla media borghesia USA, con lo stesso nome del presidente che decise lo sgancio delle bombe atomiche in Giappone. Truman ha la casetta con giardino, una famigliola, un'occupazione come impiegato, gli amici del tempo libero. Una vita degna di certi personaggi Disney, insomma. Questo è ciò che appare a Truman Burbank, in realtà – fin da quando è nato – è il protagonista inconsapevole di un Reality Show ventiquatt'ore su ventiquattro in mondovisione grazie a cui sono state riprese tutte le tappe della sua esistenza secondo dopo secondo. La città in cui vive è stata costruita esclusivamente per lui; la sua famiglia, quelli che crede essere i suoi genitori, gli amici, sono tutti attori pagati e con l'ordine di non aprire bocca con Truman sulla vera realtà della situazione in cui è coinvolto fin dalla nascita dovuta a una gravidanza indesiderata. E' insomma la cavia di un esperimento, un burattino nelle mani di un Mangiafuoco che non ha mai visto.
Quando comincia a considerare un desiderio di fuga dalla città in cui ha sempre vissuto (in realtà uno studio televisivo su una specie di isolotto artificiale separato dal mondo), iniziando a cogliere in un'altra luce certi particolari della sua vita e sospettare che ci sia qualcosa che non torna vedendo certi faretti che cadono giù dal cielo, il tentativo della troupe di creare accorgimenti per dissuaderlo dall'andare via produce l'effetto opposto, e Truman si incaponisce sempre più nel voler fuggire, fino a scappare a bordo di una barca dall'isolotto. Commovente l'epilogo, quando Truman scopre che i suoi sospetti ERANO VERI, e all'orizzonte dell'acqua del mare vi è un muro azzurro come il cielo, ovvero il confine dello studio televisivo, con tanto di porta d'uscita. Il CREATORE dello show televisivo si rivolge a Truman, presentandosi a lui per la prima volta dopo trent'anni, con una voce che giunge dal cielo, e cerca di fermarlo sulla soglia con dei ricatti affettivi, facendogli presente come sia stato più di un padre per lui, come si ricordi – per esempio – il suo primo dentino e cose simili, ma Truman ha già deciso e, dicendo per l'ultima volta una sua tipica espressione che ha ripetuto per tutto il film: "Buongiorno e, se non ci vedessimo più, buonasera e buonanotte!" esce dalla porta degli studios in cui ha vissuto tutta la vita, tra l'ovazione di tutti i telespettatori dello show.
Secondo David Wilcock, questa è una delle pellicole in cui si manifesta più visibilmente una certa tendenza dell'inconscio collettivo a prefigurare metafore spettacolari che riguardano la condizione in cui siamo attualmente costretti a vivere sulla Terra e un suo totale rovesciamento in un futuro non si sa quanto prossimo. Citiamo un altro film di quel periodo che sembra rifarsi a un certo neognosticismo ("il mondo che percepiscono i sensi è un mondo fasullo creato da un dio fasullo – chiamato Demiurgo, e mantenuto costantemente in esistere da forze le quali sono chiamate 'servi arconti' "), ed è Matrix. Wilcock fa presente anche un'altra produzione cinematografica – questa degli anni ottanta – ed è Coocon, di cui abbiamo già parlato, mettendola assieme ad altri film, parlando di come tutte queste strane sceneggiature ottanta-novanta (Pleasantville, un film in bianco e nero che diventa a colori quando i personaggi imparano a vivere oltre il loro modo di vedere il mondo "anni cinquanta", ma anche altri come The Abyss, le trilogie di Guerre Stellari e del Signore degli Anelli).
Quello che viviamo attualmente è un tempo SBIADITO, perchè il vecchio ci nasconde il NUOVO TOTALE che sta, in un certo senso, traspirando sottotraccia a poco a poco. Mi ricordo perfettamente come quattordici anni fa, nel 1996, un mio collega di allora si lamentò con me durante un momento di pausa, di come sembrasse scomparsa ogni cosa davvero di valore e innovativa nella nostra epoca, a livello creativo, artistico, cinematografico, letterario e musicale. E mi aveva detto questo in un periodo dove qualche luce la si poteva ancora scorgere. Attualmente – come del resto avevamo preannunciato – il 2010 sta mostrando un elettroencefalogramma piatto. Questo riteniamo sia però qualcosa di FISIOLOGICO. Il vecchio da cui siamo tuttora sommersi non riesce a stare dietro alle miliardi e miliardi e miliardi di energie che stanno ora agendo a una velocità esponenziale e inarrestabile, e non può che avvitarsi su se stesso e impaludarsi. Vi è una totale CRISI DI APPARTENENZA, e riguarda in maggior grado coloro che hanno vissuto decenni interi a interpretare sempre lo stesso personaggio, che sia politico, musicale o religioso. Tanti Truman i quali però non pare abbiano idea di fuggire dalla porta del set in cui hanno vissuto la vita, ma sembrano – invece – aggrapparsi disperatamente a una loro immagine sociale (e frutto di guadagno materiale) che si sta distruggendo perchè i tempi ruotano veloci e ciò che è vecchio appare sempre più vecchio, senza alcuna possibilità di appello.
Il credere che l'unica realtà che esiste sia quella meccanicistica, causa-effetto dal passato al futuro come una freccia scoccata, sta mostrando i suoi FALLIMENTI PIU' VISIBILI. Il potere sulla terra basato su questa visione del mondo – che ammette come unica realtà quella che percepiscono i nostri sensi addomesticati da ferrei condizionamenti mentali – sta facendo come certi cani che non vogliono mollare l'osso.
Ogni tanto succede che qualcosa – bucando la cortina di noia e di socialità asfissiante – riesca a farci rendere conto di come si viva all'interno di un mondo virtuale, nient'altro che una realtà spettacolare organizzata scientificamente (e non solo) per attrarre i nostri sensi nelle direzioni volute dal potere. Come poter spiegare bene la sensazione di disagio che avevamo percepito quando determinati avvenimenti traumatici strombazzati dagli organi di informazione, sembravano non avere nulla da invidiare a certe sceneggiature di film in cui sono coinvolte alte istituzioni USA alle prese con qualcosa di drammatico per i "destini del mondo"? Avevamo la netta sensazione di vivere all'interno di una sceneggiatura di un qualcosa di Hollywood. Ci rendevamo conto di come gli organi di informazione non ci stavano "informando di qualcosa" ma stavano COSTRUENDO LA NOSTRA STESSA REALTA'. Nel 2005, uno dei portavoce dell'allora amministazione Bush aveva detto esplicitamente di come "Ciò che noi stabiliamo e decidiamo essere la realtà, deve diventare realtà, questo vale sia per i nostri alleati che per i nostri avversari."
Coloro che si lamentano del perchè "troppi sembrano prendersela solo con gli Stati Uniti", non riflettono (o non vogliono riflettere) abbastanza dell'enorme, gigantesco, totale, potere comunicativo che possiedono gli USA. Sono riusciti a colonizzare l'immaginario collettivo in occidente da sessant'anni a questa parte, in ogni modo. Ed è questa la loro strategia vincente, senza dubbio più che la forza militare. E' l'impero del The Truman Show, che agisce con l'energia pervadente e dirompente del capitalismo spettacolare, creando sogni di plastica (separati da vere autentiche radici locali) che non hanno futuro. Ed è il capitalismo spettacolare che crea la realtà virtuale la quale succhia la nostra percezione – soprattutto attraverso la vista e l'udito – portandola lungo i binari decisi dai padroni dei mass media.
Un po' come le religioni. Che sono "cospirazioni in piena luce", una sorta di multinazionali le quali non fabbricano prodotti, ma VISIONI DEL MONDO.
Presto il RISTAGNO diverrà veramente totale. La finzione del mondo virtuale in cui viviamo raggiungerà livelli davvero mai visti prima. La Storia è una specie di pentola che deve sempre bollire, non si può mai abbassare il fuoco, ma il PUNTO ZERO non è lontano. Il momento in cui la visione del mondo che giustifica il capitalismo spettacolare crollerà definitivamente sarà così assordante che IL TEMPO STESSO SMETTERA' DI SCORRERE.
Merita di essere approfondito questo discorso.

 
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Un commento su “Forse siamo in un THE TRUMAN SHOW

  1. Concordo tendenzialmente nell'analisi qui detta, le diversità si trovano sul mio blog. Un saluto da Sar.

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